martedì 30 settembre 2008

transavanguardia

Si terrà a Venezia, presso Palazzo Grassi, dal prossimo 27 settembre e fino al 22 marzo 2009 la mostra di arte contemporanea “Italics”. Italics racconta l’arte contemporanea italiana come un treno i cui vagoni hanno preso direzioni diverse: alcuni hanno varcato oceani e frontiere, altri si sono persi nei meandri tortuosi della storia recente. L’esposizione non si limita a presentare ancora una volta le opere chiave dell’arte italiana da Burri a Fontana, all’Arte Povera o alla Transavanguardia (*), ma esplora in profondità la vera essenza del panorama artistico in Italia negli ultimi quarant’anni. Attraverso oltre 250 opere di 107 artisti – da figure di fama internazionale come Pino Pascali, Alighiero Boetti, Marisa Merz, Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft a personaggi a volte ingiustamente trascurati quali Fernando Melani o Maria Lai – la nuova esposizione di Palazzo Grassi offre al pubblico italiano e internazionale una visione inedita dell’arte italiana fra tradizione e rivoluzione, due forze determinanti nella formazione della contemporaneità. La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19.00 ad esclusione del martedì e del 24-25-31 dicembre 2008 e 1 gennaio 2009.
Per maggiori informazioni visita il sito http://www.palazzograssi.it/
(*) "La condizione visionaria, in tutto il panorama internazionale della Transavanguardia, garantisce un'immagine che non si accontenta di sfiorare la pelle della pittura o la superficie della scultura. La nuova iconografia è il frutto di un respiro lungo capace di recuperare la moralità dei grandi artisti visionari del passato che trasfiguravano con il proprio empito creativo la contingenza del tempo a cui appartenevano." Mi pare questa una definizione che si attaglia al futurismo ed al neofuturismo.

lunedì 29 settembre 2008

una proposta

Proposta di delibera per i 100 anni del Futurismo


Signor Presidente Consiglio Comunale
Ceglie Messapica



Oggetto: Centenario del Futurismo



Il prossimo anno si celebrerà il centenario della nascita del Futurismo. In tutto il mondo migliaia saranno le manifestazioni che celebreranno l’avvenimento. Ceglie Messapica che ha dato i natali al maestro Emilio Notte, uno dei padri fondatori del Futurismo cosa intende fare per inserirsi a pieno titolo in queste celebrazioni? Sicuramente il Consiglio comunale dovrebbe interessarsi della materia e deliberare in merito. Mi permetto di sottoporre alla sua attenzione uno schema di deliberazione:
Il Consiglio Comunale di Ceglie Messapica
Premesso che
- il 20 febbraio 1909 il quotidiano francese “Le figaro” pubblicava, in prima pagina, il “Manifesto del Futurismo;
- autore del manifesto e fondatore del Movimento futurista fu Filippo Tommaso Marinetti;
- il Futurismo, proprio per la sua portata e vocazione universale, è stato l’ultimo, importante, movimento italiano capace di influenzare movimenti artistici in numerosi altri Paesi, tra cui la Russia;
- il Futurismo è stato un movimento intimamente legato alla figura di Emilio Notte che ha avuto i natali nella nostra città;
- che a Ceglie è presente la Galleria d’Arte Moderna “E. Notte” che rimanda alla capacità di rappresentare, seppure in un contesto artistico rappresentato da una piccola città di provincia, alla capacità di esprimere delle eccellenze cegliesi che sono riuscite a fuoruscire dal perimetro delle nostre antiche mura;
- la stessa presenza della donazione Notte che rappresenta un monumento a questo insigne Maestro, costituirebbe la più naturale e suggestiva cornice per ospitare eventi per la celebrazione del centenario del futurismo;
- la stessa complessità e la vocazione ad essere un arte totale del Futurismo permetterebbe di organizzare, oltre ad eventi centrali presso la Galleria, una serie di eventi collaterali, ove rappresentare la pittura, la letteratura, la poesia, il teatro, la musica, l’architettura, la danza, la fotografia, il cinema e persino la gastronomia; anzi tale impostazione permetterebbe di organizzare il vero e proprio anno futurista;
- il futurismo ancora oggi esercita un notevole fascino non solo sugli studiosi e potrebbe rappresentare una importante vetrina per la nostra città;
- tale evento potrebbe inoltre finalmente consentire di conferire una dimensione nazionale alla nostra Galleria che, attualmente, è una cattedrale nel deserto con splendide opere d’arte ma privo di uno sviluppo che sappia implicare la dovuta e privilegiata attenzione per l’arte e la storia locale, quale indubitabilmente è quella della rivoluzione futurista e, quindi, di coloro che seppero e vollero cantarne l’epopea;
tanto premesso
Impegna la Giunta ad organizzare, in sinergia con altri Enti e Istituzioni nazionali e internazionali, manifestazioni che vedano la Città di Ceglie Messapica protagonista e come data di inizio degli eventi principali, il 20 febbraio 2009, per celebrare i 100 anni della nascita del Movimento futurista.
Michele Ciracì

Cliccando sulla firma si arriva al sito dell'autore e proponente, formulo qui i miei voti affinchè egli venga ascoltato.

Immagine:
Busta Futurista, 1920

sabato 27 settembre 2008

Pinacoteca Emilio Notte di Ceglie Messapica

sala 2

sala 2

sala 3

sala 3

sala 4

sala 4
Servizio fotografico di Pino Santoro

interrogativi sull'attenzione su E. Notte nel suo paese natale

Ho ricevuto un messaggio: "Ciao Smemo ho letto che l'Associazione nazionale Emilio Notte ha sede a Ostuni nel centro storico in un palazzo comunale e che tale Associazione guidata da una cegliese ha dovuto fare a Cisternino un convegno su Notte . La giunta e il suo assessore hanno negato qualsiasi attenzione, come avevano fatto peraltro con Michele Ciracì a cui avevano negato persino il patrocinio alla sua ottima iniziativa di pubblicare gli atti del convegno sul maestro tenutosi a Ceglie. Persino sul tuo blog mai e' comparsa una qualsiasi iniziativa dell'amministrazione sul maestro. Tutto ciò non lo ritengo giusto visto che siamo a un passo dalla festa del 2009 per la nascita del futurismo. Credo che sia necessario aprire un dibattito, visto che neanche le parole di Raffaele Nigro sulla pinacoteca che ho ascoltato da te (suo tuo blog ndr) sono servite a svegliare coscienze su questo patrimonio."
facendo una facile ricerca sul web trovo che l'associazione culturale "Emilio notte" è attiva come si può leggere di seguito:

Una mostra ed un libro a Palazzo Tanzarella

Domenica prossima 28 settembre, alle ore 18.30 presso le sale mostre di Palazzo Tanzarella nel centro storico il Sindaco di Ostuni inaugurerà la mostra di pittura della nota artista, Tonia Copertino.
La mostra, organizzata dall’associazione culturale “Emilio Notte” col patrocinio del Comune, vedrà la presentazione e la relazione del prof. Vittorio Del Piano.
Nell’ambito dell’inaugurazione della mostra ci sarà anche la presentazione del libro: “Solchi e Nodi” (Fara editore 2008, pagine 93, 10 euro) di Caterina Camporesi (selezionato al premio Montano 2008). Il volume sarà presentato dal prof. Isidoro Conte.
Tonia Copertino nativa di Molfetta dove vive e lavora, si è diplomata presso le Scuola d'Arte di Bari e sino al 1997 è stata titolare della cattedra artistica nella Scuola Media a Bologna e Molfetta.
Ha fatto parte di diverse associazioni culturali ed attualmente è Presidente dell'Associazione Culturale "Arte Immagine" di Molfetta.
Nella Sua carriera artistica ha effettuato mostre, collettive e laboratori d'arte contemporanea in Italia e all'estero. ”In un mondo fatto di "rumori" mi è parso naturale – dice l’artista - rifugiarmi in un "Involucro-libro" e far vivere "la parola" nel mio mondo pittorico”.
Nell’opera della pittrice molfettese, la parola ed il segno convivono e inseguono percorsi interiori; a volte velati per pudore, altre lacerati e sottolineati da brandelli di carta come quella di riso. L'equilibrio nasce dal gioco di trasparenze e nel vedere, non certe realtà sofferte ma, nel contempo, crearsi "isole" silenziose e calde.
Caterina Camporesi, nata a Sogliano al Rubicone (FC) nel 1944, vive tra Rimini, la Garfagnana e Roma; svolge l’attività di psicoterapeuta.
Nel volume, con una scrittura senza veli e senza parole superflue, penetrando nei Solchi nei corpi (prima parte del libro), solchi che inesorabili scavano il terreno su cui viviamo e incidono il nostro contor-no. I solchi sono segni che il tempo e la vita lasciano sul nostro corpo, sul nostro viso, segni che ci tol-gono materia su cui sognare; nei Nodi del tempo (seconda parte del libro) il verso si asciuga ancora e i verbi si fanno più taglienti, in un legare e raggrumare, ritrovando ferite e sofferenze. Non si nasconde dietro le parole, Caterina Camporesi, non ci addolcisce l’anima con aggettivi superflui o artifizi; nello sciogliere questi nodi, seppur non in modo totale, la scrittrice ci accompagna tra dolori vissuti ed espiati, nel tempo che è già passato e che resterà con noi, mostrandoci una possibile visione che è anche e-spiazione e sollievo.

COMUNICATO STAMPA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI OSTUNI

Seguirò con attenzione le "gesta" di questa associazione, sperando di capire il motivo per cui essa opera fuori dalle mura di Ceglie, se qualche appartenente a questa associazione s'imbatte in questo post mi farebbe cosa gradita commentandolo per chiarirmi le idee.

giovedì 25 settembre 2008

La popolana

Vedere un'opera d'arte dal vivo dà delle sensazioni straordinarie. Questa estate ho visto alcuni capolavori della storia dell'arte e devo confessare che mi risulta difficile trovare le parole adatte a descrivere le emozioni che ho provato. Ho cercato, ho trovato, ho scritto. Un altro contributo per il blog di Emilio Notte. ahiceglie



Emilio Notte: Fondamento Lineare Geometrico e "Popolana"(1919)

Geometria e analogia plastica si coniugano nel Manifesto Fu­turista “Fondamento Lineare Geometrico” firmato, nel 1917, da Emilio Notte e Lucio Venna.
“Dominando l'espressione degli oggetti, e comprendendoli, si crea un equivalente pittorico di forma. Possiamo far vivere un oggetto della nostra visione estetica solo comprendendolo e pe­netrandolo fino al punto da dominarlo e ridurlo a una sintesi geometrica nella quale le direzioni di una cima, gli angoli, le cur­ve, l'insieme infine di tali figure, abbia valore esatto»".
Entrambi formatisi nel clima del Futurismo fiorentino, svi­luppano l'eredità di Sironi e Soffici.
Legato come questi ad un'idea strutturale della superficie pit­torica, Notte é attratto, come dimostra la sua “Popolana” (1919), più dalla lezione di Cezanne e di Picasso, che dalla frantumazio­ne esplosiva delle forme futuriste.
Gli interessa costruire con colori terrosi: geometrie, volumi, masse. Restituisce la monumentalità delle forme al corpo umano, trasforma il personaggio effimero, in monumento, blocca il tem­po della visione, in quello della meditazione.
La sua “Popolana” assume le fattezze statuarie di una grande madre, diventa un idolo. Notte pone sul piedistallo i personaggi di quel mondo umile e paesano che non lo abbandonano neppu­re nei suoi anni futuristi, opponendosi ai contenuti del moderni­smo urbano.
A Boccioni é legato da un interesse introspettivo che lo spin­ge ad una ricerca di purezza formale, quale equivalente dello spi­rito racchiuso nella materia.

L'universo futurista: una mappa, dal quadro alla cravatta.
Di Anna D'Elia, Edizioni Dedalo, 1988.


“Popolana” (1919) è una delle opere donate nel 1976 da Emilio Notte alla sua città natale, Ceglie Messapica, ed è esposta nella galleria d'arte moderna che porta il suo nome.
L'immagine “Popolana” (1919) proviene dal blog: Le mie radici

la pinacoteca Emilio Notte

La pinacoteca si trova, nel centro storico di Ceglie, nel palazzo Allegretti, al termine di via Paolo Chirulli, praticamente all'imbocco della trecentesca Piazza Vecchia. La facciata del palazzo, rifatta nel 1870 in pietra gentile di Ceglie, presenta due ampi portali sormontati dagli stemmi araldici delle famiglie Allegretti e Cenci. Uno dei saloni è decorato con un soffitto ligneo sul quale è applicata una enorme tela raffigurante un "Angelo del Giudizio", di autore ignoto.


La pinacoteca ospita numerose opere di vari autori d'arte contemporanea ma, fra tutte, spiccano le tele del pittore futurista Emilio Notte nato a Ceglie il 30.01.1891 e scomparso nel 1982 a Napoli. Questo l'elenco delle opere donate nel 1976 da Emilio Notte alla sua città natale ed esposte in questa galleria d'arte moderna che porta il suo nome: Piazza Mercatale di Prato (1916) - Trittico Crocifissione (1972, vedi foto) - I Fraticelli (1970) - Cristo sulla Croce (1971) - Natura Morta con Frutta (1970) - Scopatrice (1971) - Oggetti (1971) - Zodiaco (1929) - Ritratto dell'allieva di Venezia (1929) - La Popolana (1919, foto a fianco). L'attuale sistemazione viene considerata provvisoria da parte dell'Amministrazione Comunale. Gli auspici sono che essa trovi più ampia e scenografica collocazione in qualche sala di un restaurato Castello Ducale.

lunedì 22 settembre 2008

Fondazione Primo Conti - Fondo Emilio Notte

Concepita secondo criteri tradizionali, la Guida all'Archivio della Fondazione Primo Conti si rivolge a chiunque voglia conoscere più da vicino il patrimonio archivistico e bibliografico conservato nella splendida struttura quattrocentesca, sulle colline fiesolane, di Villa Le Coste, un tempo abitazione e studio del Maestro Conti. Di volta in volta rimandando a più raffinati strumenti di ricerca, la Guida costituisce una sorta di porta d'accesso al sistema informativo dell'Archivio della Fondazione, dove si trovano documenti d'inestimabile valore storico-culturale per lo studio e l'approfondimento dei movimenti artistici e letterari del primo Novecento.



Emilio Notte - (Ceglie Messapico, Brindisi, 1891 – Napoli, 1982), pittore, dopo aver frequentato il ginnasio e l’Istituto di Belle Arti di Napoli, frequenta l’Accademia di Belle Arti a Firenze dove è allievo di Fattori e De Carolis. Stringe amicizia con Bino Sanminiatelli che lo introduce tra gli intellettuali che frequentano le Giubbe Rosse e il caffè Paszkowsky; conosce Soffici, Carli, Settimelli, Corra, Papini, Malaparte, Campana e diventa amico di Palazzeschi. Nel 1913 è presente alla serata futurista del Teatro Verdi. Nel 1915 aderisce al Futurismo e nel 1917 firma con Venna il manifesto “Fondamento lineare geometrico” che è pubblicato su “L’Italia Futurista”. Nel 1918 i due autori, ricollegandosi con quanto già espresso, cominciano ad abbozzare le linee di un nuovo manifesto che però non vedrà mai la luce. Nel 1918 Notte si trasferisce a Venezia dove svolge un’intensa attività sul piano della produzione pittorica e su quello relazionale. Nel 1919 partecipa alla Grande esposizione nazionale futurista di Milano, Firenze e Genova ed espone alla Galleria Ballerini presentato da Margherita Sarfatti. All’inaugurazione è presente Marinetti. Nel 1920 collabora a “Roma Futurista” e nel 1921 partecipa alla grande mostra d’arte moderna di Ginevra con il gruppo futurista. Da questa data in poi, Notte recupera posizioni classiche, pur non rifuggendo da suggestioni futuriste.
Il Fondo Emilio Notte si divide nelle seguenti sezioni: Corrispondenza, che conserva le missive indirizzate a Notte, le minute di quest’ultimo e un piccolo nucleo di corrispondenza ad altri destinatari; tra i mittenti, si ricordano Baldessari, Bragaglia, Drei, Caligiani, Casella, Chiaromonte, Corradini, Marinetti, Nannini, Dessy, Prampolini, Settimelli, Ragghianti, Venna; Manoscritti, che raccoglie gli autografi del pittore, tra i quali di particolare rilevanza gli scritti teorici sull’arte, solo in parte confluiti nei manifesti futuristi, e una produzione poetica quasi del tutto sconosciuta; Periodici, con le testate di “Poesia”, “Roma Futurista”, “Cimento”, “Scena illustrata”, “Le arti”; Rassegna Stampa, che raccoglie gli articoli su Notte apparsi su vari quotidiani; Fototeca, divisa in fototeca personale e fototeca delle opere di Notte, molte di queste ultime mai pubblicate; Biblioteca, divisa in biblioteca privata che annovera pochi ma importanti volumi, spesso autografati dagli autori come nel caso di Palazzeschi e Ginna, e in cataloghi delle esposizioni personali e collettive alle quali Notte ha partecipato; Varie, in cui è confluito materiale disomogeneo riguardante la vita del pittore e documentazione inerente il Fondo (corrispondenza dell’ordinatrice con l’erede di Notte e vecchi elenchi di consistenza).

venerdì 19 settembre 2008

celebreremo il futurismo

Come, forse, qualcuno di voi ricorderà ho, qualche settimana fa, cominciato a gestire un blog interamente dedicato al pittore Emilio Notte nato a Ceglie e che a Ceglie donò una piccola e non trascurabile porzione della sua opera conservata nell'omonima pinacoteca. In base ad alcune ricerche in rete ho scritto una breve biografia dell'artista pubblicata sul citato blog. Il mio modesto lavoro è ora pubblicato anche nella futurismopedia contenuta nel sito netfuturismo che si occupa di neo futurismo e che vuol celebrare degnamente il prossimo centenario di quel movimento culturale, il futurismo, a cui il nostro pittore, partecipò agli inizi della sua lunga carriera. Chi di voi volesse aggiungere particolari nuovi e indicarmi fonti bibliografiche da cui attingere notizie per aggiornare il blog e la biografia mi farà cosa molto gradita.

emilio notte

un'idea vecchia di quattro anni

Sito Web di Emilio Notte. Riporto di seguito il testo del post datato 1 luglio 2004 sul sito di Ceglie Plurale, sono curioso di sapere come mai un'idea così azzeccata, cioè quella di dedicare un sito al nostro Grande Pittore si è arenata.


"Nato a Ceglie il 30 gennaio 1891 da genitori veneti: di Marostica il padre, vicentina la madre, giunti nella nostra città, perché il padre Giovanni, era stato inviato a reggere l’importante Ufficio del Registro di Ceglie, nel 1888. Da Ceglie i Notte si trasferirono a Lagonegro, Serino, Bovino e Sant’Angelo dei Lombardi, dove Emilio frequentò le ginnasiali. E’ di questo periodo la sua esplosione in campo artistico, già a 12-13 anni aveva dato prova del suo genio artistico. Dipinge tutto quello che vede, da portoni a stemmi gentilizi, ritratti e paesaggi, dimostrando una abilità eccezionale.Il padre, colpito dalla sua maestria lo accompagna a Napoli, presso lo studio del famoso pittore Vincenzo Volpe, Direttore della Reale Accademia di Belle Arti, succeduto al Morelli alla direzione di questa prestigiosa Accademia. I lavori presentati da Notte a Volpe ebbero un’accoglienza straordinaria, tanto che Notte lasciò gli studi liceali e si trasferì a Napoli presso una sorella della madre e prese in affitto una stanzetta ai Guantai, alle spalle di via Toledo. E’ il 1906, Notte ha appena 16 anni e restò a Napoli poco più di un anno, perché un nuovo trasferimento portò il genitore a Prato nel 1908. E’ in questa città che si sviluppa veramente l’arte pittorica del promettente artista. Prato voleva dire il contatto con l’ambiente fiorentino ma, soprattutto, l’incontro con la pittura di Filippo Lippi ed il ciclo degli affreschi del Duomo. Si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1906. Durante il primo anno frequentò il corso normale mentre negli anni successivi passò ai corsi speciali di disegno ornato. Nel 1908 fu premiato come migliore allievo nella prova di ornato, così come avvenne negli anni seguenti. Si diplomò il 20 giugno 1912. Durante la stagione fiorentina frequentò lo studio di Fattori che, per primo, lo iniziò alla conoscenza dei nuovi movimenti pittorici che si facevano strada in Europa. Dal 1912, partecipò al gruppo futurista. A Firenze con Lucio Venna firmò il manifesto Fondamento Lineare Geometrico, documento non di enunciazioni generiche e velleitarie, ma di contenuti chiari e concreti che, in avvenire, saranno alla base dell’impianto di tutte le sue pitture. A causa del primo conflitto mondiale il suo percorso artistico ebbe dolorose interruzioni. Dipinse opere di capitale importanza per lo sviluppo e l’affermazione della sua personalità già vicina alla piena maturazione.Il soggiorno a Venezia, nel dopoguerra, fu un intermezzo di nuove esperienze a contatto con i capolavori presenti nella Serenissima. Subito dopo riprese il cammino insieme ai compagni futuristi. Nel 1920 vinse il Pensionato Nazionale. A Napoli arriva nel 1929 come insegnante presso l’Accademia di Belle Arti, di cui divenne per anni anche Direttore.Diede un impulso per l’affermazione della pittura moderna in un ambiente ancora pregno di valori artistici tradizionali. Nel 1976, dona a Ceglie, sua città natale, numerose opere per l’Istituzione di una Galleria d’Arte Moderna che ancora oggi porta il suo nome. Notte muore a Napoli il 7 luglio 1982."

giovedì 18 settembre 2008

la figlia

ADRIANA NOTTE

PLANCTON
Prefazione di Maria Grazia Lenisa

ADRIANA NOTTE, pittrice, è nata a Milano il 20 Novembre del 1920, dopo aver trascorso lunghi periodi a Roma, Napoli, Abruzzo, Marche e Calabria si e' trasferita a Cisternino in provincia di Brindisi dove vive ed opera dal 1985 - Casa del Melograno. Ha partecipato ad importanti mostre Nazionali ed Internazionali tra le quali: La Biennale di Venezia, La Quadriennale di Roma, La biennale del Mediterraneo, L' Esposizione Italo-Giapponese d'Arte Contemporanea ad Osaka in Giappone, all’Expo Arte di Bari, oltre che a numerosissime mostre personali e collettive.
Ha realizzato vaste opere musive nel Santuario del Getzemani in Casale Corte Cerro (NO); nelle absidi della Chiesa di San Leone Magno a Roma, nella Cappella della Crocifissione presso le Suore del Calvario, Roma. È presente con altre opere musive sia a Roma che nelle Marche. Sue opere vetrarie si trovano nel Lazio, in Puglia e in Abruzzo.
È stata fondatrice e direttrice del semestrale culturale "Spazio Verticale", edito dal ’91 al 2000. Presiede in Puglia il Centro Culturale "Fuoco del Melograno".
La pittura e la poesia in Adriana Notte si fondono in costruzioni geometriche, in spazi infiniti dove le immagini e le parole trovano forma collocandosi in equilibrio universale. Il colore si espande parlandoci e trasmettendoci le sue visioni, come la parola che parte dal profondo, si impasta e ci manifesta il ''vero'', dove ritroviamo la sua vera natura spirituale, in un percorso terreno dove gli uomini possano interrogarsi come figlio a madre.

Ha pubblicato: I canti della candela, Roma, 1967; Ascoltare l’uomo, Assisi, 1976; Canto verde, Roma, 1979; La ruota, Napoli, 1980; Diario di un angelo, Bologna, 1980; Le pietre, Catanzaro, 1983; Nomi d’uomini, Catanzaro, 1984; Viaggio di nozze, Catanzaro, 1984; L’erpice, Catanzaro, 1986; L’idria, Firenze, 1987; Parola Segno Colore, Lecce, 1987; Basalti, Catanzaro, 1988; Samsara, Taranto, 1989; Le porte della luna, Forlì, 1989; Il pesco, Brindisi, 1991; Il numero dell’essere, Forlì, 1991; Abbigliamenti, Taranto, 1992; Oltre, Forlì, 1992; Presenza sulla riva, Forlì, 1993; Stupro-Bosnia, Brindisi, 1993; Federico II, Brindisi, 1994; Un padre una figlia - La vicenda di Emilio e Adriana Notte, Foggia, 1994; Cantico della Montagna Bianca, Lecce, 1995; Il giorno dell’Amen, Lecce, 1995; L’Irradiante, Lecce, 1995; Inno alla Madre Immacolata, Lecce, 1995; Il Poema del Sangue, Lecce, 1996; I Poemi delle Sponde, Milano, 1996; Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, Lecce, 1998; La Girandola, Lecce, 1999; L’Urlo e il Volto, Lecce, 2001; La Casa del Pane, Lecce, 2001; Magnete, Lecce, 2003.

martedì 9 settembre 2008

biografia in bozza

EMILIO NOTTE – Una breve biografia
Di Giacomo Nigro

Emilio Notte nacque il 30 gennaio 1891 a Ceglie Messapica, nel brindisino, da Giovanni Notte, appartenente ad una benestante famiglia marosticana, e dalla contessa vicentina Lucinda Chiumenti Fincati. La sua famiglia si trasferì presto, prima a Lagonegro, poi a Sant'Angelo dei Lombardi, dove Emilio frequentò le ginnasiali. Motivo di tali frequenti trasferimenti era l'attività del signor Giovanni, Ufficiale del Bollo, ovvero dirigente del dicastero corrispondente all'attuale Ministero delle Finanze; la politica post unitaria imponeva l'ammodernamento degli apparati amministrativi del sud d'Italia, sicché ai migliori funzionari toccava viaggiare in lungo e in largo per la penisola.

La vocazione artistica del piccolo Emilio fu precoce, appena dodicenne rivelò un talento naturale fuori dall'ordinario, pertanto la famiglia decise di farne valutare la produzione da Vincenzo Volpe, allora direttore dell'Istituto di Belle Arti di Napoli (oggi Accademia). Volpe decise di sistemare Emilio in uno studiolo adiacente al suo proponendosi di insegnargli il "mestiere". Dell'ambiente artistico partenopeo d'inizio secolo Emilio Notte non conservò un buon ricordo, unica eccezione la figura di Cammarano, che Notte ammirò per la sua libertà espressiva.

Nel 1907 la famiglia si trasferì nuovamente, questa volta in Toscana, a Prato. Lì Notte conobbe il poeta e saggista Bino Binazzi, scopritore di talenti che lo presentò a Curzio Malaparte. Egli frequentò per alcuni mesi lo studio di Fattori, dal quale apprese il gusto per le composizioni di ampio respiro. Nello studio di Fattori entrò in contatto con il vivace ambiente della "Giovine Etruria": Plinio Nomellini, Galileo Chini e altri, insomma l'intelligenza artistica pistoiese. Notte entrò, inoltre, nel circuito della rivista "La Tempra" e alla Famiglia Artistica Pistoiese espose insieme a Rosai, Gigiotti Zanini, Celestini, Chiappelli.

Dal 1913 in poi, tramite Bino Binazzi, entrò in diretto contatto con l'avanguardia fiorentina, frequentando assiduamente le "Giubbe Rosse" e il caffé Pazkowsky. Qui legò amicizia con Giuseppe Prezzolini e Aldo Palazzeschi, frequentò Giovanni Papini, e come ricorda Primo Conti "era con Soffici". Nel '13 conobbe Boccioni, Marinetti, Carrà, Italo Tavolato, e fu tra i sostenitori del Futurismo alla storica serata al Teatro Verdi. Frequentò la biblioteca teosofica dove fece amicizia con Eva Khun e con Amendola.

Nel '14 fu notato, a Roma, alla "Secessione", come il miglior talento della "Giovine Etruria", vincendo il prestigiosissimo Concorso Baruzzi (con l'opera "Il Soldo", aggi al Museo d'Arte Contemporanea di Bologna).

Nel frattempo - 1915 - s'iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Adolfo De Carolis, che fu il suo maestro, lo considerò suo pari e un giorno gli presentò Gabriele D'Annunzio, che più volte visitò lo studio del giovane Notte. Egli era, all'epoca, un pittore noto, avendo alle spalle molte prestigiose mostre: espose tra l'altro alla Promotrice di Firenze un'opera che viene acquistata dalla Galleria d'Arte Moderna di Firenze, oggi a Palazzo Pitti.

Nel 1916 entrò ufficialmente nel Movimento Futurista, ma le sue prime opere futuriste risalgono alla fine del 1913. Il primo quadro futurista acquistato dal re d'Italia fu, infatti, un'opera di Emilio Notte. Si tratta di "La strada bianca", del '14, oggi al Quirinale. Nella Firenze futurista Notte diventò un punto di riferimento, anche sul periodico "L'Italia Futurista", sul quale, tra l'altro, firmò nel '17 insieme all'amico-allievo Lucio Venna il manifesto "Fondamento Lineare Geometrico". Furono quelli gli anni della Grande Guerra e Notte fu al fronte, combattè sul Carso. Venne ferito gravemente e decorato al valore. Durante la convalescenza all'ospedale militare di Bologna strinse amicizia con Morandi, e con Arturo Martini, che ritroverà a Milano.

Dunque egli aderì sin dal 1916 al futurismo, affermandosi presto in questo campo come figura di primo piano. Pur facendo parte di quel movimento d’avanguardia al quale ormai la pittura era decisamente avviata, la sua arte, dosata di uno spiccato ed innato senso di equilibrio, si è sempre mantenuta nei limiti di una sana e realistica ispirazione, lungi dal varcare i limiti dell’astrattismo e dell’assurdo. (1)

Notte entra subito in contatto con gli ambienti lacerbiani, anche se non lega molto con Soffici, e nel 1916 lo troviamo, sia pure in posizione minoritaria e distinta, nel gruppo de L'Italia Futurista, la cosiddetta «Pattuglia azzurra» che surrogò a Firenze la defezione di Papini, Soffici e Palazzeschi dal Futurismo e diede vita al «secondo Futurismo fiorentino» (da non confondere col Secondo Futurismo tout court, che parte dagli Anni Venti).Leggermente più anziano degli altri pittori del gruppo e dotato di una salda tecnica, il nostro, che ha già esposto alla Biennale di Venezia del 1912, è peraltro stimato un primattore: “Notte spiccava in mezzo a noi”, ammetterà molti anni più tardi Primo Conti, al quale peccati di modestia non ne ha mai potuti imputare nessuno. Conti, Lucio Venna e Mario Nannini lo eleggono a loro maestro. Non altrettanto bene vanno le cose, per contro, con gli ideologi della pittura astratto-occultistica, i fratelli Ginanni Corradini, ovvero Bruno Corra e Arnaldo Ginna, come li ribattezzerà futuristicamente Giacomo Balla.In particolare Notte non condivide la scelta per l'astrattismo che Ginna compie decisamente già negli albori degli anni Dieci e che si sostanzia, oltre che nelle prime opere astratte dell'arte europea, in contemporanea con quelle di Kandinskij ed in leggero anticipo su quelle di Balla, anche in due importanti saggi scritti in collaborazione col fratello Bruno. Notte non ci sta. Il suo futurismo, già esplicito fin dal '15 in una delle tante piazze che dipingerà, è piuttosto, nonostante la personale antipatia, di impronta sofficiana. Notte difendeva la figurazione, Ginna postulava la scomparsa dell'oggetto. Non solo. Come tutti i futuristi “toscani”, lacerbiani o no, Notte non è particolarmente attratto dalla civiltà meccanica e metropolitana: anche nelle sue piazze è più facile trovare pazienti animali da tiro che automobili, tram o locomotive. Nel 1916 Notte realizza un'opera fondamentale, il ritratto di Arnaldo Ginna, che incorpora alla maniera futurista e cubista un frammento della testata de L'Italia Futurista; ma è un omaggio ambiguo al contestato compagno di strada, effigiato con uno sguardo inquietante e con una cadaverica mano femminile bianca posata sulla spalla, quasi significazione di possessione di forze occulte.Il segno di Notte era comunque quello di un maestro, tanto che è accaduto che un suo quadro sia stato addirittura attribuito a Boccioni (e considerato un autoritratto boccioniano!), ed un altro è stato venduto per opera di Boccioni, con apposizione di firma falsa. Nell'immediato dopoguerra, dopo aver cercato di creare una corrente di pittori futuristi anti-astrattisti, Notte prende decisamente le distanze dal Futurismo e da Marinetti; il suo ritorno all'ordine artistico non è però accompagnato da analoga posizione politica, anzi, il socialista Notte diventa addirittura comunista.L'avventura futurista è finita (…)(2)

A Milano Notte giunse nel 1918. Marinetti lo introdusse subito nel salotto di Margherita Sarfatti, musa ispiratrice che però Notte già conosceva dagli anni fiorentini. Lì il pittore frequentò soprattutto Sironi e Carrà. E poi Ada Negri, Serrati, Arturo Martini, Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville. Festeggiò Severini insieme agli altri amici futuristi quando questi giunse a Milano portando il vento di Parigi.

Nel '19, a Milano, espose alla Galleria Ballerini una sua personale futurista presentata da Marinetti. Mostra replicata a Roma da Bragaglia e recensita con entusiasmo da Roberto Longhi. In quel periodo fu tentato dall'esperienza dadaista e pubblicò disegni su "Procellaria", frequentò i dadaisti italiani Gino Cantarelli, Aldo Fiozzi, Otello Rebecchi, Mario Dessy, Dario De Tuoni ed anche il pilota futurista Fedele Azari, Luigi Russolo e il musicista Alfredo Casella. Contemporaneamente pubblicò tricromie futuriste su "Poesia", disegni e scritti su "Roma Futurista". Per qualche tempo si trasferì a Venezia dove fondò L'Unione Giovani Artisti saldando vecchi e nuovi contatti: Nino Barbantini, Teodoro Wolf Ferrari, Enrico Trois, Ercole Sibellato, Ferruccio Scattola..

Nel '20 organizzò la storica mostra dei "Dissidenti" di 'Ca Pesaro ed espose insieme a Casorati, Arturo Martini, Gino Rossi, Scopinich, Pio Semeghini. A Venezia insegnò al Liceo artistico, avendo tra gli altri allievi Afro e Mirko Basaldella. Poi tornò a Milano, fino al '24, anno in cui vinse il Pensionato Nazionale, che gli consentì di trasferirsi a Roma. Nel frattempo aveva esposto alla mostra futurista del Cova, era stato invitato da Prampolini all'esposizione futurista di Ginevra. L'esperienza futurista si concluse nel '21. Espose opere del "ritorno all'ordine" alla prima e seconda Biennale di Roma, ed ottenne più sale personali alla "Primaverile" fiorentina del '22, organizzata da Sem Benelli.

A Roma fra il '24 e il '26 insegnò figura disegnata alla Scuola Libera del nudo in via Ripetta ed ebbe per allievo Scipione, sempre a Roma Notte incontrò vecchi e nuovi amici: Ferruccio Ferrazzi, De Chirico, Ercole Drei, Carlo Socrate, che fu suo dirimpettaio al Monte Tarpeo. E poi Balla, Attilio Torresini, Antonio Maraini, Adolfo De Carolis, Arturo Martini. Frequentatore assiduo della "Terza" è ricordato fra i componenti della cosiddetta "Scuola romana".

Negli anni venti quando Villa d'Este a Tivoli, capolavoro del giardino “all’italiana” ideato da Pirro Ligorio per il cardinale Ippolito II d'Este, entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu deciso di restaurarla interamente; Emilio Notte si occupò, nel 1925, dell’esecuzione del fregio di una sala del palazzo, egli tentò di stabilire una assonanza figurativa con le decorazioni cinquecentesche, mantenendo lo schema compositivo e tematico degli ambienti adiacenti. A Roma Notte frequentò Bontempelli e entrò nelle atmosfere del Realismo Magico.

Nel '29 ottenne la cattedra all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Iniziò così il suo magistero a Napoli, dove però si trasferì definitivamente soltanto nel '36. A Napoli fu accolto con freddezza, e anzi per un ventennio Notte fu soggetto a continui attacchi, privati e pubblici, a causa della sua didattica avanguardista. Ma da Notte derivò appunto lo svecchiamento della cultura artistica partenopea, egli gettò le basi di quella cultura artistica del dopoguerra che potrà dichiararsi al passo con le altre esperienze europee. Un lavoro faticoso e sotterraneo, ma impegno costantemente confortato dall'interesse degli allievi, che emigravano dalle altre cattedre attirati dall'atmosfera internazionale che si respirava presso la scuola di Emilio Notte.

Dal '39 al '49 Notte diresse l'Accademia. E dal dopoguerra e fino agli anni Sessanta fu il punto di riferimento degli allievi più promettenti, cioè di coloro che poi si conquisteranno un ruolo nell'agone artistica nazionale e internazionale. Come abbiamo già detto, inizialmente il suo discorso futurista o comunque di ricerca innovativa, lo isolò. Nel corso del primo ventennio che trascorse a Napoli, fino al 1948, nel suo periodo di maggiore fervore creativo e di ricerca, fece una sola mostra: i suoi quadri non piacevano, non vendeva. Sopravviveva solo grazie all'attività di insegnante e vendendo ogni tanto qualche quadro ad amici. Sebbene fosse quasi isolato rispetto agli altri artisti napoletani coevi, proseguì con tenacia la sua ricerca innovatrice sulla scia delle correnti allora emergenti, costituendo un momento cruciale di rinnovamento dell'arte napoletana e un forte e preciso punto di riferimento per la nascente pittura moderna locale.

Nel secondo dopoguerra - 1958 - alcuni suoi allievi (Fergola, Persico, Di Bello, del Pezzo) saranno i fondatori del "Gruppo 58", dopo un quinquennio dall'apertura della sperimentazione dello stile informale.

Emilio Notte nella sua lunga attività partecipò a tutte le più importanti esposizioni sia in Italia che all’estero e attualmente alcune sue opere si trovano nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, di Firenze e di Bologna, nonché in Gallerie straniere. Il critico d'arte Piero Girace a metà Novecento così ce lo descrive: "rassomiglia a Giove Olimpio. Sembra uscito fresco fresco da una statua greca. A simiglianza di certi artisti di altri tempi, ha una barba folta e brizzolata che gli conferisce un'aria terribilmente austera". I suoi ultimi anni il pittore li trascorse al Vomero, in Via Jannelli dove morì il 7 luglio 1982.

Emilio Notte (…) è un gigante ancora semi-sconosciuto nella storia del Novecento. Se non fosse stato per la tenacia e solerzia di un suo antico allievo all'Accademia di Belle arti di Napoli, il giornalista e critico Gino Agnese, attuale presidente della Quadriennale romana, per una campagna di stampa che vide nei Novanta il figlio del maestro, Riccardo, ed i quotidiani pugliesi in prima linea nel riproporre il grande misconosciuto, e soprattutto per la paziente opera di Enrico Crispolti, uno dei maggiori studiosi europei del Futurismo e delle Avanguardie, Emilio Notte sarebbe ancora una nota in margine agli studi sul Futurismo, e magari sarebbe un po' più conosciuto come “pittore napoletano”, di buona mano ma tutt'altro che avanguardista. (2)


Note:
(1) Giuseppe Magno, Pietro Magno STORIA DI CEGLIE MESSAPICA – Schena Editore, Fasano 1992 pag. 105
(2) Giuseppe Mazzarino, EMILIO NOTTE IL FUTURISTA SENZA VELOCITA’ – La Gazzetta del Mezzogiorno, Bari novembre 2002

La biografia è pubblicata anche su netfuturismo.

giovedì 4 settembre 2008

Llewelyn Lloyd

Llewelyn Lloyd


Nasce nel 1879 da un commerciante gallese che si era trasferito a Livorno. Alla morte del padre viene preso sotto tutela dallo zio che lo avvia agli studi commerciali ma uno dei professori di scuola lo incoraggia a dedicarsi al disegno e alla pittura, intravedendo in lui le potenziali doti dell’artista. Inizia così a frequentare lo studio di Guglielmo Micheli dal quale ha l’occasione di conoscere Modigliani, Romiti, Martinelli, Ghiglia e di venire a contatto con Fattori. Colpito dalla pittura dell’insigne maestro di trasferisce a Firenze per continuare a studiare sotto la sua guida. Nel 1897 partecipa alla Mostra della Promotrice Fiorentina e, sempre a Firenze è partecipe con gli altri artisti livornesi (Cesare Vinzio, Ghiglia e Modigliani) del cenacolo dei pittori del primissimo Novecento, insieme a Costetti, Gemignani, Enrico Sacchetti, Andreotti, Luigi Michelacci, Giuseppe Graziosi, Soffici e Spadini. In questi anni Lloyd sperimenta i risultati del divisionismo sul genere del paesaggio. Entra non a caso in contatto con i divisionisti liguri del gruppo di Albaro, in particolare con Discovolo e Lori. Tornato a Firenze espone nel 1907 assieme a Costetti, Ghiglia, Graziosi e De Carolis, in una saletta a parte, detta della Secessione, alla Promotrice Fiorentina. Nel settembre dello stesso anno si reca per la prima volta all’isola d’Elba, dove rimane profondamente colpito dal paesaggio che ritrarrà più volte nelle sue tele con una tecnica non più divisionista e che verranno esposti nel 1909 alla Biennale di Venezia. Nel 1914 espone alla Secessione romana insieme al gruppo della Giovine Etruria con l’intento di riscattare l’arte toscana dalla ormai consunta forma tardomacchiaiola. (*) Da questo momento in poi inizia un intenso periodo di partecipazione alle maggiori esposizioni italiane ed internazionali. A Firenze nel 1922 partecipa alla Fiorentina Primaverile e nel 1923 alla Mostra della Corporazione delle Arti Decorative che diventerà di li a poco Sindacato delle Belle Arti. Nel 1929 ottiene l’incarico dalla Marina italiana di ritrarre ufficialmente le navi della flotta nazionale. Si imbarca quindi sulla “Quarto” insieme a Sartorio e Pomi, facendo tappa in Spagna, Portogallo e Tripolitania e riportandone quadri che furono esposti con successo alla III Mostra d’Arte Marinara a Roma; nello stesso anno pubblicò il libro La pittura dell’Ottocento in Italia. Dal 1931 al 1939 espose cinque volte alla Galleria d’Arte Firenze.A causa della cittadinanza inglese, che mantenne per tutta la sua vita, fu arrestato durante la guerra e confinato in un campo di concentramento, prima a Fossoli e poi in Baviera, dove vi rimase fino al maggio del 1945. Quando potè tornare in Italia fu ospitato da Roberto Papini che dopo la sua morte (1949) ne raccolse le memorie nel volume Tempi andati.
Estratto da: La pittura in Italia – l’Ottocento. Electa, Milano, 1992; I Postmacchiaioli. Catalogo a cura di Raffaele Monti e Giuliano Matteucci.Edizioni De Luca, Roma 1994.



(*) Emilio Notte vinse in quell'occasione, il prestigioso concorso Baruzzi con l'opera "il soldo" oggi al Museo d'Arte Contemporanea di Bologna, quale "miglior talento" della Giovine Etruria.

Scheda cronologica di Emilio Notte